Vox AC30 CC2

Combo valvolare 30 watt


VENDUTO - NON DISPONIBILE
Vox AC30 CC2

VOX AC30 CC2: Amplificatore combo valvolare 30 watt class a

Gli amplificatori VOX della serie Custom offrono due canali: Normale e Top-Boost. Ogni canale è dotato di un proprio controllo del volume, e il canale Top Boost offre controlli di bassi ed acuti altamente interattivi. Questa potente associazione offre una grande varietà di tonalità, che ti permette creare un suono che è tutto tuo.

Specifiche tecniche:
Dimensioni: 702x265xH556mm - 27.64 x 10.43 x 21.89 inches
Peso: 32.2 kg / 70.99 lbs.
Potenza: 30 Watts RMS a 16 Ohms
3 x 12AX7 valvole preamplificatrici e 4 x EL84 valfole finali
Speaker: 2 x 12" 8 Ohm Warfadale custom loud speaker series
Ingressi: Normal input jack (high and low), Top Boost input jack (high and low), FX RETURN jack, Footswitch jack
Uscite: External loudspeaker jack, Extension loudspeaker jack, FX SEND jack
Opzioni: VFS2A Footswitch (venduto separatamente)

Uno tra i migliori amplificatori valvolari disponibili in condizioni pari al nuovo!

Di seguito, una recenzione sul VOX AC30 CC2 trovata sul web.

LA GENESI
Ancora una volta siamo in terra inglese, e facciamo un salto all’indietro per vedere cosa succedeva tanti anni fa in Gran Bretagna, e ivi troviamo un signore che risponde al nome di Tom Jennings,  fondatore della JMI/Vox, azienda natìa del celeberrimo AC30, che nonostante il passare dei tempi e delle mode è arrivato fino ai nostri tempi, sebbene con cambiamenti radicali verificatisi in tutti questi anni.

L’ATTUALITA’
L'ultima produzione Vox, realizzata interamente in Cina, è da provare senza inutili paraocchi.
L’AC30 CC2, il cui acronimo, oltre a contenere il nome originario del modello (AC30) indica la serie al quale appartiene l’ampli, cioè Custom Classic (CC), mentre il numero ‘2’ sta a significare che sono montati due coni da 12 pollici Wharfedale, prodotti dalla celebre ditta di diffusori per alta fedeltà su specifiche Vox.

L’APPARENZA
E’ quasi inutile descrivere il lato estetico di questo oggetto in quanto si presenta nella tradizionale livrea nera dal sapore inglesissimo e dal carattere da persona perbene.
Solo nel vederlo i ricordi affiorano e col pensiero si corre il rischio di un viaggio esoterico nella Londra dei tempi beat, ma dato che siamo nel 2015 e la macchina del tempo è un’utopia, occorre forzatamente tornare coi piedi per terra, cosiccome è d’obbligo affermare che i nuovi Vox sono comunque distanti, almeno timbricamente, da quelli originali degli anni Sessanta.
I trentadue chilogrammi di questo Vox sono sollevabili con le classiche tre maniglie, una centrale e due laterali, tutte sul pannello superiore e che svolgono egregiamente il loro compito ed è proprio in questi trentadue chilogrammi che si racchiude un’anima buona e generosa, ma graffiante allo stesso tempo, senza però lasciare i segni d’una eccessiva aggressività.
Il pannello controlli si presenta in un affascinante e seducente violetto, ed anche le manopole ‘a becco’, nere, si trovano a proprio agio e che in ordine di apparizione, compresi ingressi e commutatori sono:

- ingressi Normal e Top Boost
- selettore Input Link, 
- ‘Volume’ canale Normal
- switch ‘Brilliance’ relativo al canale Normal
- ‘Volume’ canale Top Boost
- equalizzazione a due bande relativo al canale Top Boost (Treble, Bass)
- switch EQ relativo al canale Top Boost
- controlli ‘Tone’ e ‘Mix’ relativi al riverbero
- controllo ‘Cut’ e ‘Volume’ relativi al master generale
- interruttori dello standby e dell’acceso/spento e led per ognuno dei due commutatori.

IL SUONO
Dando corrente all’amplificatore vediamo illuminarsi il led rosso di accensione, e diamo il tempo alle valvole di raggiungere la temperatura d’esercizio, dopodiché, trascorsi alcuni minuti, disinseriamo lo standby per poter godere dei 30 watt del suono di questo ‘lord’, e vediamo dunque un altro led, stavolta verde, indicante che l’alta tensione è nei filamenti dei tubi e che basta alzare il volume. Et voilà, les jeux sont faites.
Premetto che in questo AC30, a parte il potenziometro del master, che regoleremo in base alle esigenze, non compare la voce ‘GAIN’, bensì ‘VOLUME’, difatti alziamo quello del canale attivo in questo momento e cominciamo a suonare, e già da subito si coglie la docilità e la dolcezza di questo ‘milord’, che coglie tutte le sfumature timbriche dello strumento ad esso collegato, con l’ulteriore possibiltà di dare più brillantezza al suono attivando il controllo ‘BRILLIANCE’, che corrisponde di fatto al ‘BRIGHT’ di molti altri amplificatori.
L’equalizzazione non è prevista, in questo caso, ma si ottiene il suono che risente della sola colorazione dell’elettronica della chitarra, ma che assume connotati più ruvidi agendo, aumentandolo, sul guadagno, ottenendo un semidistorto non troppo marcato, ma che è influenzabile dal tipo di pennata.
Il canale Top Boost, invece, consente maggiori manipolazioni, grazie alla presenza dei controlli di tono ‘BASS’ e ‘TREBLE’, in grado di intervenire sul suono in maniera morbida e non eccessiva, enfatizzando lo spettro di frequenze basse ed acute in modo egregio, senza tradire l’origine anglosassone del Vox in questione, ma riuscendo ad accarezzare il timbro e restituendo varie sfumature, percepibili nella misura in cui il suono viene settato;è presente poi il commutatore a due posizioni ‘EQ’, che permette di far lavorare la circuitazione in modalità ‘NORMAL’, ossia come un AC30 moderno, oppure in modalità ‘CUSTOM’, cioè come se si suonasse un Vox d’epoca. Devo dire che la differenza tra le due modalità operative, se così possiamo chiamarle, è minima ed i risultati non sono così evidenti.
Un’altra caratteristica è che è possibile far lavorare contemporaneamente i due canali inserendo la funzione ‘INPUT LINK’ tramite lo switch posizionato in prossimità dei due ingressi, ottenendo una miscela potenzialmente esplosiva che aggiunge una sferzata d’energia non indifferente al Vox, rendendo comunque tutti i controlli disponibili. Davvero utile.
Ora, però, ci imbattiamo nel riverbero, un Accutronics a tanica lunga che offre tanta spazialità, forse troppa, al suono, ma che è davvero squisito;oltretutto il controllo ‘MIX’, che non è nient’altro che il ‘dispenser’ dell’effetto, ha una escursione così permissiva che aggiunge dal minimo di riverbero al segnale fino ad un massimo a mio avviso persino esagerato, tendente a sopraffare il suono, senza offrire quel timbro ‘surfistico/californiano’ in voga negli anni passati, ma dal sapore puramente fenderiano.
Ma il riverbero è dotato di un controllo di tono indipendente, il ‘TONE’, che gli aggiunge o toglie brillantezza, a seconda dei gusti e/o esigenze del musicista, e se si pensa poi all’unità riverbero della Fender, quella famosa simil-testata rivestita in tolex beige, torna in mente il controllo ‘SWELL’, che nel Vox non è rappresentato da un potenziometro a rotazione bensì da uno switch a due posizioni, la’LOW DRIVE’, utilizzabile se si suona ad alti volumi, e la ‘HIGH DRIVE’, consigliata durante esecuzioni a basso volume;la mia impressione è che l’effetto sortito dal variare delle due posizioni sia come un semplice e comune attenuatore, ed anche in questo caso il controllo ‘SWELL’ va usato a scelta di chi suona.
Dopo il riverbero si presenta il tremolo, un effetto di variazione ciclica del volume controllato dal potenziometro ‘SPEED’, determinante la velocità dell’effetto (la frequenza, insomma) e ‘DEPTH’, che regola l’intensità del tremolo stesso (l’ampiezza, in poche parole). Essendo questo effetto analogico, nell’AC30, si noterà una rumorosità direttamente proporzionale all’impostazione dell’effetto, che inizialmente potrebbe far pensare che si tratti di un difetto di fabbricazione, ed invece no, è tutto assolutamente normale, anche se poi, suonando, questo sottofondo non proprio musicale non è avvertibile.
Occorre precisare, poi, che sia il riverbero che il tremolo sono commutabili in modalità remota tramite il pedale in dotazione a due pulsanti, con la presenza di due led rossi indicanti che gli effetti sono attivi, quando illuminati;la commutazione avviene peraltro silenziosamente.
Ora siamo giunti al master, che è regolato dal classico ‘VOLUME’ nonché dal controllo generale di tono ‘CUT’, che a differenza di altri amplificatori funziona al contrario, vale a dire cioè che se ruotato in senso orario il suono perde di brillantezza, e viceversa.
Infine gli interruttori di standby con il led verde indicante il disinserimento di questa funzione puramente di natura elettrica, e di accensione-spegnimento, accompagnato da un led rosso.
Una curiosità è che se si disinserisce lo standby prima che le valvole siano entrate in temperatura, il led verde non si illumina, e devo dire che quando ho provato il combo in negozio pensavo fosse l’ampli stesso difettoso, ed invece è una caratteristica a mio avviso utile, anche se non indispensabile.
Ora tocca agli ambasciatori di tutta la circuitazione del Vox AC30, che sono due altoparlanti Wharfedale dal comportamento educato e mai scorbutico, che vanno a braccetto con la dolcezza intrinseca dell’amplificatore, dolcezza che pur essendo godibile riesce a far scaldare molto la parte elettrica,  raffreddata dalle canoniche tre griglie di aerazione poste sul pannello superiore del cabinet.
Se però diamo un’occhiata al retro dell’ampli, si notano alcune aggiunte che consistono nel loop effetti, disinseribile, del selettore di variazione il bias delle valvole finali di modo da ridurre la potenza del combo e l’altro switch che offre una timbrica ‘MODERN’ oppure ‘VINTAGE’, della quale personalmente si poteva fare a meno di aggiungere. Ovviamente esiste la possibilità di connettere il tutto ad una cassa esterna (external speaker) oppure una espansione dei coni interni al Vox (extension speaker), avendo cura di agire sul selettore d’impedenza. E poi la onnipresente e sicura vaschetta IEC per connettere il cordone di alimentazione’.e relativi fusibili.

CONSIDERAZIONI FINALI
Si tratta sì di un Vox, ma và provato senza alcun pregiudizio, in quanto già la fabbricazione cinese potrebbe fare storcere il naso a qualcuno, anche se si tratta di un amplificatore davvero ben costruito e curato, e naturalmente và tenuto conto che si tratta di un AC30 decisamente moderno e molto versatile, che però è disadatto a generi molto duri, ed anche se si riesce ad ottenere una saturazione fuzzosa, è pur sempre un amplificatore ‘mansueto’;nonostante tutto è comunque molto reattivo e dinamico ed anche la saturazione del segnale si domina in tranquillità assoluta, essendo la circuitazione a tubi abbastanza moderata, ad elargire suoni sporchi ed ‘imballati’, ma che sono altrettanto facilmente raggiungibili, per assurdo.
Il set di valvole montato di serie consiste in quattro EL84/6BQ5 (finali), tre 12AX7/ECC83 (preamplificatrici) ed una GZ34 (rettificatrice), tutte di fabbricazione cinese della quale non ne conosco la marca.
Insomma, se fate jazz, blues, blues-rock, pop ed altri generi non eccessivamente pesanti, allora vi consiglio di provare uno di questi nuovi Vox, e vi garantisco che se vi piacerà ve ne innamorerete.
La serie Custom Classic è disponibile nei modelli AC30 (30 watt) in versione CC1, con un cono Celestion NeoDog da 12 pollici, CC2, quella recensita (due coni da 12 pollici Wharfedale GSH12-30), e CC2X,  con due coni Celestion Blue Alnico; esiste anche il modello firmato Brian May, per chi volesse, oppure, tornando al normale AC30 è disponibile nella versione testata.


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